Il canto de la Ciara Stella

Il Coro Alpino Monte Castel di Crespano del Grappa ha intitolato questa manifestazione “Il Canto de la Ciara Stela” e ha assunto negli anni un’organizzazione sempre più curata.

Questa tradizione è stata ripresa dalla nostra Associazione già dalla sua fondazione negli anni ’80, tramandata da fonti orali e dai coristi più anziani, che ricordavano, a loro volta, i racconti dei propri nonni.

Negli ultimi anni si è avviata una ricerca storico-culturale che ha evidenziato come “Il Canto de la Ciara Stela” sia una tradizione legata alla società contadina in cui sono esistiti, da sempre, dei momenti rituali ciclici che si svolgevano con lo scorrere degli eventi naturali scanditi dal calendario e molto spesso legati a festività religiose del Cristianesimo.

Ogni anno, infatti, per secoli le comunità contadine venete ripetevano gli stessi gesti e gli stessi riti di devozione popolare come espressione di rispetto, di rassicurazione e di aggregazione comunitaria. Uno di questi riti era, difatti, il canto della “Chiarastella”, di origini antichissime, che era originariamente connesso a forme di propiziazione risalenti a credenze pre-cristiane e ad antichi riti di fertilità e successivamente si è “adattato” alla diffusione del Cristianesimo. La “Chiarastella” veniva eseguita per la questua di fine anno nelle campagne e nelle zone Pedemontane del Veneto, diffondendosi poi anche in tutto il Nord Italia.

I protagonisti erano, in origine, anziani e mendicanti che, a causa dell’indigenza economica, chiedevano la carità soprattutto di generi alimentari o pochi soldi per sopravvivere durante l’inverno. Successivamente la “Chiarastella” cominciò ad essere eseguita da gruppi di compagnie giovanili che intonavano canti a versi a più voci ispirati al Natale, al viaggio di Maria e Giuseppe verso Betlemme, alla nascita di Gesù con il contorno di angeli, pastori, comete e Magi; talvolta erano accompagnati da semplici strumenti.

Tali canti venivano eseguiti lungo le vie dei paesi, nei colmelli, nelle piazze e dinanzi alle porte delle famiglie più facoltose per ottenere delle “regalie” che consistevano in generi alimentari o pochi spiccioli; il rito, poi, si concludeva con un canto di buon augurio e di ringraziamento e con la ripresa del cammino. Spesso le compagnie giovanili, ma anche gli occasionali anziani questuanti, portavano una gran stella di carta colorata e legno, illuminata al centro da un lumino o da una candela; era fissata sulla sommità di un’asta tenuta da uno dei cantori e talvolta era costruita con un meccanismo che la rendeva in grado di girare su sé stessa. Il rito della “Chiarastella”, con il suo carattere questuante, appariva più che un atto di devozione, una opportunità accettata dalla comunità e consentita alla fascia più indigente della popolazione per rispondere ai bisogni primari di sopravvivenza. Oggi il rito si è trasformato:

• i cantori della “Chiarastella” sono gruppi di giovani o giovanissimi di paese o addirittura corali paesane;

• i canti sono ancora ispirati al Natale e vengono eseguiti all’unisono, talvolta accompagnati da strumenti musicali;

• le offerte sono prevalentemente in denaro che viene devoluto in beneficenza, e nei posti di ritrovo vengono elargiti viveri e bevande calde alla popolazione;

• gli itinerari previsti comprendono vie, colmelli e contrade della realtà del paese di residenza per favorire l’aggregazione e momenti di convivialità.

Il Coro Alpino Monte Castel si è riproposto l’ intenzione di ricostruire, nel modo più fedele possibile, il contesto e le modalità in cui si svolgeva questa tradizione nel passato. Al fine di perseguire tale obiettivo si è cercato di recuperare, innanzitutto, i costumi d’epoca. Durante “Il Canto de la Ciara Stela” le donne solitamente indossano una gonna lunga fino alle caviglie ornata da una o più balze chiamata còtola, variopinta per le giovani e più scura per le anziane, sopra la quale viene messo il grembiule con grandi tasche, in dialetto travèrsa, mentre sulle spalle, per ripararsi dal freddo, indossano un grande scialle di lana chiamato siarpón. Gli uomini invece sono vestiti con pantaloni pesanti, con il tradizionale mantello detto tabaro e il capello a falde spioventi. Si utilizzano come allora carri trainati da animali, con fiaccole, lampade ad olio, campanacci, cesti realizzati artigianalmente. I canti che vengono eseguiti sono stati tramandati oralmente dagli anziani del paese e riscoperti grazie a ricerche tra la gente veneta emigrata in altre nazioni. Grande merito in questo campo va all’Associazione Culturale Soraimar. Tra i vari brani quello più caratteristico è senz’altro “Siamo qui con la gran stela”, di antiche origini e conosciuto in varie versioni. La strofa iniziale, in modo specifico, che annuncia l’arrivo della “stela” portata a mano da uno della compagnia, assieme alle strofe finali di ringraziamento per l’ospitalità ricevuta, evidenzia la funzione originale di questua della tradizione della “Chiarastella”. Riportiamo di seguito il testo di un paio di brani eseguiti durante il percorso:

Siamo qua di una gran Stela

par adorare Maria e Gesù

per portare una novèla che xe nato el Redentor!

Camminando di giorno e notte

così fresca xe la stagion

per i boschi e per le grotte

sensa avere la provigion!

E Maria le disse a Giuseppe:

“sono stanca di caminar se trovassi una capanna questa notte a riposar!”

La capanna fu ritrovata e Maria stava con grande timor

per paura di gente strana e di qualche traditor!

Co fu giunta la mesanote, e Maria si risvegliò

e la vide d’un gran splendore Che l’è nato il Redentor!

Siamo qua per ringrarsiarVI

D’una grasia e di un favor,

n’altro ano ritorneremo se ghe piaserà al Signor!

 

 

Dolce felice notte, che più chiara sei del giorno

per veder la luce attorno la Ciarastela.

Dolce madre, regina bella, che per tutto il mondo regge

il pasto che mi sorregge è Giuseppe santo.

Ascoltate il mio canto, ascoltate le mie parole

ché la luna mi sembra sole e la terra splende.

C'è un angelo che mi attende, sopra il suon della capanna

canteremo a tutti Osanna per il Signore".

 

 

I brani cantati vengono inoltre accompagnati da musicisti -cari amici del Coro Alpino Monte Castel- che partecipano alla manifestazione per allietare la giornata con il melodico suono dei loro strumenti, anch’essi tipici della tradizione.

Vengono suonati, in particolare, la zampogna, l’armonica e la classica piva, una specie di flauto dolce costruito con la corteccia di castagno o maggiociondolo e munito di fori per variare il suono. Si sta inoltre lavorando per tentare di recuperare ricette di un tempo per riproporre piatti della tradizione che potranno essere serviti nei vari punti di ritrovo al fine di evocare gli antichi sapori della nostra cultura contadina. Si parla ad esempio di semplici zuppe come la sópa cól lardo (zuppa con il lardo), có ˆe tripe (con la trippa), cól bró de mu∫et (con il brodo di cotechino) e di secondi piatti come il mu∫et có ˆe erbe (cotechino con le erbe di campo), s-ciós in bava (lumache lessate) o s-ciós in técia (lumache cotte con le erbe). Sebbene vi sia la mancanza di testimonianze storiche che attestino come in occasione del rito della “Chiarastella” venissero offerte pietanze sostanziose come quelle elencate, la nostra Associazione pensa sia opportuno far rientrare nella manifestazione “Il Canto de la Ciara Stela” momenti di condivisione e aggregazione comunitaria che possono sorgere dalla degustazione di antiche ricette che spesso, purtroppo, non riescono ad essere valorizzate ai nostri giorni. La ricerca storica si è sviluppata, soprattutto nei primi anni, in forma amatoriale, per trovare conferma alle testimonianze ricevute; purtroppo, una volta consultati i libri, non si è tenuto un registro della bibliografia utilizzata. Stesso discorso vale per la ricerca iconografica di modelli di costumi, attrezzi e, specialmente, della Ciara Stela, ritratta in pitture di artisti locali e veneti, dei quali purtroppo non si è conservato il nome. Negli ultimi anni si sono cercati nuovi spunti tenendo conto, innanzitutto, che “Il Canto de la Ciara Stela” trae origine dalla tradizione orale, ma ci sono stati fortunatamente degli esperti interessati a tale ambito che hanno condotto ricerche a casa di anziani del paese, cercando di ricucire, tramite i loro ricordi d’infanzia, questo antico rito per evitare la sua totale scomparsa dalle memorie della gente. Frutti di queste ricerche sono stati vari libri e raccolte di canti tradizionali veneti che anche noi abbiamo consultato al fine di prendere spunti per il riallestimento della manifestazione in oggetto. Tra i molti testi utilizzati teniamo ad evidenziare i preziosi contributi pervenutici tramite i volumi intitolati:

• “La buonasera signori e done…” Canti e tradizioni natalizie in provincia di Vicenza di Modesto Brian e Domenico Zamboni, Tassotti Editore, 1997

• “La Valcavasia”- in particolare la sezione “Il dialetto e le tradizioni” curata dal prof. Daniele Cunial.